
E' uscita ne "La mosca di Milano", diretta da Gabriela Fantato, la recensione alla Distanza di Luigi Metropoli, l'amico Vocativo, il Bobi Bazlen della comunità blogger.
Ne riporto il principio e la fine: "La tensione conoscitiva della Distanza immedicata riveste una materia pulsante. La parola non è velo sovraimpresso alle cose, ma cellula costitutiva della creazione del mondo: ne partecipa intimamente, è «musica/ messa in rima al corpo». Il libro racconta dell'uscita della poesia dal vuoto («poesia era l'enorme/ vuoto» si legge nell'incipit), dal semantico silenzio ante-rem, per muovere i suoi passi nel mondo, nel tentativo di colmare lo iato che la separa dal «beato confine». Come il precedente Come a beato confine (Book Editore, 2003), La distanza immedicata si articola in sette sezioni entro le quali si snoda un percorso per guadagnare quei lidi «dove s'increspa la gioia». [...] Mutante per necessità, adusa a vagare in luoghi interstiziali, la poesia si dà come frammento di voce collettiva che risuona da recessi insondabili, dai margini, per aprirsi all'altro, nel suo atteggiamento interrogante: non è filiazione di un soggetto (qui il superamento di Come a beato confine), ma espressione di un essere singolare-plurale. Poesia-dono, poesia dell'aperto."
grazie!!!